Vogliamo rispondere ai datori di lavoro che in questi giorni ci hanno chiesto lumi sulla responsabilità in cui potrebbero incorrere nell’ipotesi in cui un loro lavoratore dovesse contrarre l’infezione Covid-19 sul luogo di lavoro. In tale malaugurato scenario l’infortunio NON è collegato alla responsabilità civile e penale del datore di lavoro, egli risponde solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa, quindi nel caso non abbia adottato tutte le misure di prevenzione e protezione necessarie al caso che è chiamato a fare per principio.
Purtroppo l’eco mediatico di utenti assolutamente non preparati hanno acceso la preoccupazione delle imprese, innescando un terrorismo piscologico di massa.
Ci chiediamo, perché il datore di lavoro non pensa ugualmente al “processo penale” quando osserva un suo dipendente operare in altezza senza dispositivi di protezione o quando quest’ultimo lavora senza idoneità sanitaria? Capiamo che questa storia abbia rubato il sonno di molti imprenditori, ma dormono tranquilli quando non attuano un piano formativo al personale interno alla sua azienda? Oppure in quel caso non c’è responsabilità penale?
Estendendo il discorso anche ai privati, quando ad esempio promoviamo corsi di guida sicura, spesso ci viene risposto che i figli giovani, così come i dipendenti, “sanno guidare bene”, magari lodandosi dei dispositivi di protezione altamente performanti in dotazione sui mezzi di proprietà… accettano la nostra offerta formativa solo perché hanno paura della “sanzione”. Peccato però che nessuno di loro ci ha mai spiegato come mai negli ultimi 7 anni, leggendo i dati Istat, di fronte alla forte evoluzione tecnologica e ad auto più sicure, le morti per incidente stradale non calano affatto, restando allo stesso livello.
Accade che i nostri passi sono mossi sempre dalla paura, le aziende vogliono sì crescere, ma lasciano che sia la paura a tracciare i percorsi… Noi invece non vogliamo che la paura scompaia perché appartiene alla natura dell’uomo, ma desideriamo lasciarci muovere dalla ragione umana, dalla bellezza di essere uomini e donne, assolutamente fallibili ma dotati di un cuore e di una ragione.
Ci spiace ma non crediamo ai quei consulenti che architettano strategie finalizzate a scongiurare il rischio di un processo penale a proprio carico, ma in questo delicato e decisivo momento è opportuno pensare di più e meglio alla propria azienda, capire cosa sia realmente necessario se al posto di un lavoratore ci fosse un figlio, come attuare misure preventive opportune e implementare istruzioni di lavoro chiare per tutti, nonché come saper (veramente) calcolare la convenienza economica in termini di bilancio aziendale.
L’uomo deve essere messo al centro di qualsiasi programma di natura politica, culturale, aziendale ed educativa, e non di assurde alchimie giuridiche finalizzate ad eludere la legge … altrimenti diamo ossigeno alla paura piuttosto che alla speranza.