La notizia dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe ha inevitabilmente fatto il giro del mondo, e la criticata situazione bellica che in atto nel territorio europeo è costantemente sotto i riflettori.
Ciascuno di noi è (giustamente) tentato di giudicare persone o circostanze che stanno caratterizzando l’impietoso scenario. Noi da tecnici, vogliamo invece dare solo una lettura più tecnica dal punto di vista energetico.
Come abbiamo più volte sottolineato, l’Italia ha una forte dipendenza dei diversi paesi europei dal gas proveniente dalla Russia, che possiede le più grandi riserve a livello mondiale.
L’Europa può soddisfare la domanda di gas per ora, ma le prospettive a lungo termine sono incerte. Il 46% del gas utilizzato nel nostro Paese arriva dalla Russia e viene utilizzato per produrre circa il 60% dell’elettricità. Le conseguenze di tale dipendenza le abbiamo già sentite chiare e forti con l’impennata dei costi che ha interessato le ultime bollette e la chiusura di diverse attività proprio a causa di questi aumenti.
Ora emerge più chiaramente l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le fonti di energia e i fornitori negli ultimi decenni, di non aver mail concretamente lavorato per una forte e stabile indipendenza energetica. Ora si dovrà rimediare in modo tempestivo per evitare il rischio di crisi future ben più ampie.
La fine della stagione fredda spinge ad avere un punto di vista più ottimistico, ma occorre comunque intervenire per migliorare ulteriormente la capacità di stoccaggio per i prossimi anni, ottimizzare la rete di infrastrutture per il trasporto e la trasformazione del gas importato, attuando forti misure per l’adozione di forniture energetiche alternative.
Al momento l’Italia non è pronta ad appoggiarsi sulle rinnovabili per coprire le carenze causate dalla crisi. Il Presidente Draghi ha, infatti, dichiarato che “il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro.”